La progressiva - e neppure tanto lenta - riduzione dei prezzi dei droni professionali ha sicuramente gettato le basi di una maggiore diffusione, sia nell’acquisto che nell’utilizzo agli scopi più disparati, di questi piccoli avanzatissimi prodotti di ultima generazione.
Ovviamente, questo trend non poteva fare a meno di far insorgere, parallelamente, alcuni interrogativi, specie tra le fila di coloro che si avvicinano per la prima volta a questo prodotto.
- I droni professionali si possono acquistare ed utilizzare liberamente?
- Sono davvero necessari permessi speciali tipo la patente drone e/o il riconoscimento Enac?
- Meglio mettersi in regola o no? E, nel primo caso, quali sono i vantaggi?
Non resta, dunque, che vederci più chiaro e dare risposta a questi giusti quesiti.
Anche i droni professionali hanno il loro … regolamento
I droni professionali non sono giocattoli.
Drone compatto, grande, piccolo, microscopico che sia, un drone si intende professionale quando è usato per lavoro - per fotografia e per riprese video professionali, ad esempio - o per necessità di carattere socio-umanitario. In questo caso, il drone non è più un aeromodello ma diventa un SAPR, acronimo di “Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto”.
Rispetto agli aeromodelli, i SAPR possono fare molte più cose: possono volare più in alto, più lontano e più a lungo. Basti pensare che esistono alcuni modelli in grado di volare fino a 25 minuti in totale sicurezza ed autonomia.
In tutti i casi in cui il drone sia impiagato a carattere professionale, si rende necessario, da parte dell’utilizzatore, rispettare un preciso regolamento e determinate condizioni di utilizzo.
Droni professionali e patente drone
Stando al regolamento ENAC attualmente in vigore, i droni professionali, quindi i droni non destinati a scopo ricreativo/sportivo, possono essere utilizzati solo da coloro che hanno patentino di volo, riconoscimento (o autorizzazione del mezzo) e assicurazione.
Per lavorare in modo professionale con i droni, l’Enac ha stabilito una soglia di peso dello stesso fissata a 25 KG: sotto i 25kg è necessaria una semplice autocertificazione, mentre per le operazioni “non critiche” è stato previsto l’obbligo di richiedere il riconoscimento Enac per l’uso di droni professionali. Per finire, per le operazioni “critiche”, si rende invece necessario ottenere l’autorizzazione ENAC.
Droni professionali e riconoscimento Enac
Per eseguire tutte le operazioni specializzate con un drone professionale, nel caso trattasi di operazioni classificate come “non critiche”, si rende necessario il riconoscimento ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile).
Per ottenere questa attestazione, l’operatore è tenuto a mandare a questo ente una dichiarazione attestante la rispondenza del drone professionale acquistato al regolamento.
Questa normativa indica le condizioni e i limiti applicabili alle operazioni di volo previste.
Autorizzazione Enac: quando si rende necessaria
Come anticipato, per le operazioni “critiche”, in luogo del riconoscimento Enac, si rende necessaria l’autorizzazione ENAC.
Sorge dunque spontaneo chiedersi: ma quando un’area per il volo del drone professionale può definirsi “non critica”? Per la determinazione della criticità delle operazioni deve essere presa in esame la densità di popolazione insistente sull'area oggetto dell'attività, nonché la presenza di eventuali infrastrutture “sensibili”, ossia quelle che, in caso di incidenti, possono rappresentare fonti di rischio per la comunità.
L'obiettivo è quello di prevenire danni diretti e/o indiretti a persone o cose a terra, nonché il possibile scontro con altri oggetti circolanti nell’aria.
Mettersi in regola con i droni professionali: ecco i vantaggi
Più che di vantaggi, nel caso di utilizzo di droni professionali, si tratta di vera responsabilità: l’utilizzatore è tenuto a determinare, tramite opportune valutazioni, se l'operazione da condurre sia da considerarsi come critica o non critica.
Allo scopo di reperire una risposta precisa circa il menzionato discrimine della “criticità” ci si può appellare a quanto chiaramente sancito nel regolamento dell’ente, il quale stabilisce che “le operazioni non critiche non devono essere svolte in aree congestionate, assembramenti di persone, agglomerati urbani e infrastrutture; aree riservate ai fini della sicurezza dello Stato; linee e stazioni ferroviarie, autostrade e impianti industriali. Esse sono condotte nel volume di spazio “V70” e ad una distanza orizzontale di sicurezza adeguata dalle aree congestionate, ma non inferiore a 150 m, e ad una distanza di almeno 50 m da persone e cose, che non siano sotto il diretto controllo dell’operatore; – in condizioni di luce diurna; – in spazi aerei non controllati; – fuori dalle ATZ …”.
Il regolamento Enac, circa l’utilizzo del drone professionale, è molto chiaro e ci offre tutte le risposte che desideriamo.
Tuttavia, non vi è molta libertà di scelta: chi intenda avvalersi di un drone professionale per gli usi che si convengono - prive di finalità ricreative e/o sportive - farà bene a ponderare a quale forma di riconoscimento appellarsi, e ciò non solo sotto il profilo legale-operativo, ma anche sociale e strategico.
Una regolamentazione delle attività condotte con il proprio drone professionale è sinonimo di sicurezza e libertà di utilizzo anche per l’operatore stesso.
Il vantaggio è, dunque, un po’ per tutti!
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